Coercizione ed effrazione, cosa fare?

La dinamica di un furto non è sempre uguale, infatti i ladri usano modi e maniere differenti per rubare.

Alcuni utilizzano strumenti per scassinare serrature e compiere un’effrazione, altri invece potrebbero ricorrere alla coercizione per commettere un furto.

In questi casi è importante sapere che è possibile far valere i propri diritti, in quanto, nella maggior parte dei casi, la legge ci viene incontro.

Come si definisce la coercizione da un punto di vista legale?

Secondo la legge, per coercizione si intende l’uso di violenza o minaccia per obbligare un individuo a fare o non fare qualcosa contro la sua volontà.

Nel contesto giuridico vengono intesi due tipi di violenza:

  1. propria, o fisica se rivolta direttamente alla vittima,
  2. impropria se si attua tramite un mezzo per esercitare pressioni sulla volontà dell’altro.

Inoltre, la legge identifica la minaccia come un atteggiamento intimidatorio che influisce sulla libertà di determinazione altrui.

Nel caso specifico, che sia in azienda o in casa, i ladri sono soliti intimorire in questo modo i proprietari o chiunque altro sia presente all’interno dell’abitazione. L’atto coercitivo potrebbe essere volutamente programmato per ottenere qualcosa, ad esempio chiavi o soldi, e commettere così il furto in modo più “semplice”.

Quali sono le pene previste?

Ricorrere alla coercizione vuol dire limitare la libertà personale, il reato rientra infatti tra i delitti contro la libertà morale del codice penale.

Per legge, il reato non viene definito con il termine coercizione ma come “violenza privata”. Per cui, secondo l’art. 610 del codice penale: “chiunque eserciti violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare e omettere, viene punito con la reclusione fino a quattro anni.”

Inoltre, spesso i ladri fanno ricorso a pistole, coltelli e altri strumenti per intimorire maggiormente la persona che subisce coercizione. In questo caso le pene diventano ancora più severe perché l’uso di armi costituisce un’aggravante insieme ad altre descritte dall’art. 339 c.p.

Cosa prevede la legge per l’effrazione?

Un altro metodo usato dai ladri per commettere furto è l’effrazione

Usano arnesi specifici per scassinare serrature ed entrare indisturbati nell’edificio. In ambito giuridico non esiste il reato di effrazione ma in questo caso viene inteso come “violenza sulle cose”.

Secondo la legge infatti: “si ha violenza sulle cose allorché la cosa viene danneggiata o trasformata, o ne è mutata la destinazione”. Tuttavia, non costituisce un vero e proprio reato, bensì rientra tra le aggravanti del reato di furto (art. 625 c.p).

Per cui, per il sistema giuridico ciò che costituisce reato è il furto con scasso.

Le leggi attualmente in vigore hanno dei punti di debolezza?

Coercizione ed effrazione vengono puniti in base a determinate circostanze. Purtroppo ci sono alcuni punti di debolezza nelle leggi in vigore

Ad esempio, il reato di furto con scasso consente di poter sporgere denuncia, solo se dopo l’effrazione sia avvenuto concretamente un furto. Al contrario, se il ladro è riuscito solo a danneggiare le serrature ma non è entrato nella proprietà non si può parlare di reato.

Ci sono degli accorgimenti legali nel momento in cui si installa un sistema di sicurezza?

I sistemi di videosorveglianza e di sicurezza sono il miglior modo per prevenire questi episodi.

Tuttavia, bisogna considerare alcuni accorgimenti legali da rispettare per l’installazione di questi sistemi. Seguendo le norme del GDPR occorre:

  • informare attraverso cartellonistica della presenza di telecamere nell’area in cui vengono installate
  • predisporre un’archiviazione sicura e accesso esclusivo a persone autorizzate per la conservazione delle immagini
  • rispettare la privacy personale
  • effettuare analisi di verifica se l’impianto usa dati biometrici
  • rispettare queste normative è essenziale per non incorrere in sanzioni

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